
28 Giu Esame bioimpedenziometrico
Non è mia intenzione spendere molte parole su cosa sia la BIOMPEDENZA poiché, essendo un esame piuttosto comune, le informazioni generali sul suo funzionamento si sprecano, oltre a non essere questo lo scopo del presente articolo.
Non devo vendervi il prodotto né tanto meno insegnarvi ad interpretare i dati in modo corretto ed efficace (questo non lo farò mai 🙂 ).
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La cosa di cui voglio, invece, parlarvi è la straordinaria potenzialità che ha questo strumento in campo non solo nutrizionale, ma anche sportivo.
Se vi dicessi che, senza conoscervi e senza avervi mai visto, ma solo attraverso i dati emersi da un’analisi BIA, posso indicarvi con assoluta certezza e senza paura di essere smentito chi tra due atleti è il più forte, oppure chi è in grado di portare a termine una gran fondo e chi dopo 30km deve chiamare l’elisoccorso, cosa ne pensereste?
Posso fornivi queste e tante altre informazioni!
Come è possibile vi chiederete.
Per farlo servono TRE INGREDIENTI FONDAMENTALI
- Uno strumento in grado di misurare effettivamente resistenza, reattanza ed angolo di fase;
esistono in commercio tantissimi strumenti che hanno un costo che spazia da poche centinaia sino a migliaia di euro: ovviamente è inutile e superfluo dirvi che un apparecchiatura economica può solo effettuare un calcolo PRESUNTO di questi tre parametri, mentre, per avere dei dati attendibili, è necessario uno strumento di analisi vettoriale ad altissima precisione. - Un software altamente professionale che sviluppi ed elabori le misure rilevate dal biompedenziometro (anche in questo caso pare scontato sottolineare che un software di un certo valore ha un peso non indifferente e spesso le poche case in grado di costruire un BIA effettivamente valido mettono a disposizione del professionista anche un software di qualità)
- Professionisti validi, aggiornati e innovativi in grado di interpretare i risultati delle misure e dei dati elaborati dal software: un numero resta tale se non viene correttamente collocato e valutato.
A costo di risultare noioso e pedante, ci tengo a sottolineare che, al fine di ottenere DATI ATTENDIBILI, questi tre punti sono ESSENZIALI ED INDISPENSABILI.
Cerchiamo adesso di entrare nel vivo dell’argomento.
Quante volte avete chiesto un esame per la valutazione della composizione corporea con l’unico desiderio di rispondere alla domanda: “qual è la mia percentuale di massa grassa?”, con la convinzione che questo numero sia il dato effettivamente tangibile del vostro stato di forma fisica.
Siete a conoscenza del fatto che questo dato è particolarmente influenzabile da altri parametri come, ad esempio, lo stato di idratazione? [perfectpullquote align=”left” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””]Se non siete idratati perfettamente (e credetemi che per esperienza è tutt’altro che infrequente), il dato della massa grassa è decisamente alterato: ne risulta che tale rilievo non è affatto un indice degli effetti del vostro stato nutrizionale.[/perfectpullquote]
Inoltre, un parametro letto da solo, estrapolato dal contesto in cui è stato ottenuto, e che non tiene conto delle varianti che su di esso influiscono non ha alcun significato e tutti i controlli che seguiranno alla prima visita si baseranno e si confronteranno con un dato errato e non effettivamente reale e per tanto sarà impossibile dare la giusta interpretazione ad eventuali variazioni che si potranno riscontrare.
A questo punto viene spontaneo domandarsi quale debba essere il giusto approccio da parte dell’atleta nei confronti della bioimpedenziometria, ovvero, in parole povere, perché è realmente importante sottoporsi a tale esame.
[perfectpullquote align=”right” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””] Attraverso la rielaborazione dei parametri rilevati tramite strumentazione BIA è possibile ottenere due dati ESTREMAMENTE IMPORTANTI:
- Lo stato di idratazione
- Il motore dell’atleta
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Da questi dovrebbe partire il percorso che l’atleta può intraprendere per ottenere una composizione corporea ideale per la tipologia di sport praticato: non è importante, infatti, tanto il raggiungimento del peso forma (mero dato statistico), quanto il corretto rapporto tra i compartimenti che costituiscono l’organismo, che si tradurrà in definitiva in una composizione corporea di qualità Per delineare il percorso corretto da seguire si rendono necessarie la valutazione e l’interpretazione di questi dati da parte dei professionisti – e in questo caso mi preme sottolineare che la fusione e la collaborazione di più professionisti di diverso ambito e di alto livello è il vero punto di svolta -.
Lo stato di idratazione: un parametro spesso sottovalutato
- Un ottima idratazione equivale ad un mantenimento più duraturo dell’efficienza fisica
Questo è un dato che mi ha lasciato spesso basito: se dovessi dare delle percentuali credo che un buon 70% degli atleti che abbiamo visitato manifestavano uno stato di idratazione particolarmente scarso.
[perfectpullquote align=”left” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””]La disidratazione, soprattutto negli sport di resistenza, può far crollare la prestazione sportiva in modo vertiginoso.[/perfectpullquote]
Voglio precisare che non mi riferisco esclusivamente ed univocamente al mantenimento dello stato di idratazione DURANTE la prestazione: infatti, sebbene questa sia importantissima, non risana una situazione pregressa; pertanto è inutile pensare che bere 250 litri di acqua durante una granfondo vi consentirà di ottenere una performance superlativa, se partite da una situazione che è compromessa all’origine.
Il fattore che fa davvero la differenza è soprattutto lo stato di idratazione che il soggetto deve mantenere costante ed ottimale SEMPRE, indipendentemente dalle circostanze: è bene tener presente che una scarsa idratazione espone ad un maggior rischio di infortuni e predispone i muscoli alla comparsa di dolorosi crampi e non li mette in condizioni tali da farli lavorare al meglio delle loro potenzialità, oltre a determinare un recupero decisamente più lento.
Il motore dell’atleta
Attraverso l’analisi BIA è inoltre possibile rilevare un altro valore importante che ci permette di determinare in quale condizione sia il “motore dell’atleta”: già alla prima visita, possiamo verificare lo stato di forma fisica e l’efficienza dell’organismo; ne consegue che i professionisti in possesso di questo parametro, che interpreteranno e collocheranno nella giusta ottica, forniranno all’atleta la giusta alimentazione e il giusto piano di allenamento, per migliorare lo stato attuale, proprio come i componenti dei team di formula uno collaborano tra loro per rendere il più efficiente possibile il motore delle macchine.
Ovviamente come ogni motore da competizione che si rispetti, anche quello dell’atleta va tenuto sotto controllo e “testato” al fine di poter verificare l’efficacia delle “modifiche” apportate. [perfectpullquote align=”right” cite=”” link=”” color=”” class=”” size=””]il dato rilevato alla prima visita fornisce una fotografia della situazione attuale, ma solo attraverso i controlli ed il confronto con le rilevazioni successive sarà possibile ottenere un grafico dell’andamento ed apportare, se necessario, i dovuti adattamenti.[/perfectpullquote]
Molti atleti tendono a spingere il proprio corpo sempre più oltre il limite, arrivando al punto in cui non si osservano più miglioramenti, anzi, si riscontra un peggioramento della performance: attraverso la valutazione costante nel tempo “del motore” sarà possibile eventualmente riscontare overtraining e nelle migliori delle ipotesi prevenirlo.
Perché è così importante questa rilevazione, ma soprattutto, perché è auspicabile la prevenzione?
Uscire dalla sindrome di overtraining può richiedere addirittura diversi mesi: sostanzialmente il tempo che dovrete dedicare a recuperare questa situazione poteva essere dedicato ad un allenamento efficace che avrebbe migliorato i vostri risultati.
In conclusione, quindi, l’esame bioimpedenziometrico se correttamente eseguito e ben orientato è in grado di esprimere al meglio le sue potenzialità: fornisce dati tanto ai nutrizionisti quanto ai preparatori atletici, in maniera tale da consentire lo sviluppo di un piano che abbraccia a 360 gradi le esigenze dell’atleta.
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